Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Gianni Alasia ha compiuto 80 anni  Febbraio 2007   Torna alle categorie

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Gianni Alasia ha compiuto 80 anni

Gianni Alasia ha compiuto 80 anni

 

Una vita nel movimento operaio.

 

Mercoledì 7 febbraio il nostro Gianni Alasia ha compiuto 80 anni.

Lo abbiamo festeggiato nel palazzo del consiglio regionale, alla presenza di un pubblico enorme e variegato, dalla generazione partigiana ad esponenti sindacali, da chi lo ha conosciuto nelle istituzioni a chi lo ha avuto e lo ha compagno di partito. Sono intervenuti, oltre a me e naturalmente Gianni, Luciano Boccalatte, Vittorio Rieser, RenatoLattes.

Il quaderno del CIPEC numero 44 sulla sua vita, pubblicato in 500 copie, è andato a ruba (ne restano alcune copie al gruppo regionale).

In questo, con una intervista, ripercorriamo la sua lunga e intensa esperienza che ha tappe significative. In sintesi:

Borgo S. Paolo. Il quartiere operaio di Torino, le fabbriche, le condizioni di vita nel ventennio, la famiglia operaia, le differenze di classe, un antifascismo latente, le prime esperienze di lavoro.

La Resistenza. E’ raccontata senza alcun accento retorico mostrando la confusione, la poca preparazione politica, gli errori, ma anche le grandi speranze nella nascita di un mondo diverso e nuovo. Ancora viva è la commozione per i compagni morti, come ancora lacerante è la difficile scelta, nel dopo- insurrezione, sulla pena di morte o meno per tanti fascisti, autori di misfatti.

Il dopoguerra, i consigli di gestione. Il dopo- Liberazione è periodo di contraddizioni sociali, ma anche di grandi potenzialità . Gianni è in fabbrica, partecipa all’esperienza dei consigli di gestione, tentativo di incidere sulle scelte industriali e sulle condizioni materiali del lavoro e vede l’esaurirsi di questa prospettiva parallelamente all’estromissione di comunisti e socialisti dal governo nazionale e quindi alla crisi della sua azienda che porta alla sua disoccupazione (commoventi i casi umani raccontati in un testo specifico).

Il PSI, la CGIL. Gianni diventa funzionario del suo partito, il PSI (stipendi quasi da fame), poi della CGIL. Il quaderno ripercorre, con continui salti temporali, vicende, fatti e nodi degli anni ’50 e ’60, la crescita e la trasformazione della città, la migrazione dal sud, le spinte del movimento studentesco. Alasia è segretario della Camera del lavoro per 15 anni (un record!), dal 1959 al 1974, in una fase di grandi mutamento che la CGIL riesce a comprendere e da cui non è mai estranea.

Grazie anche ad un gruppo dirigente, atipico e in alcuni casi parzialmente conflittuale con il livello nazionale, formato da Sergio Garavini, Emilio Pugno, Aventino Pace, Angelo Dina, in una “città  fabbrica”, spesso laboratorio di esperienze d’avanguardia (qui nascono i “Quaderni rossi”).

Le istituzioni. Nel 1975 Gianni è eletto consigliere regionale, nel ’76 diviene assessore e deve occuparsi di decine e decine di industrie in crisi (chiusura, riduzione di personale, ristrutturazione). E’ ancora oggi suo vanto quello di avere risposto ai gravi problemi sociali con un lavoro continuo (Mi sarei dovuto portare una branda in assessorato) e grazie a un continuo contatto con i lavoratori. Nel 1980 è riconfermato consigliere regionale e dall’83 al 1987 è parlamentare, anche in questa esperienza, capace di un continuo contatto con la base e la federazione di partito.

In tutto questo racconto, chiuso da una significativa dichiarazione di affetto verso la moglie, Pierina, che lo accompagna ormai da oltre mezzo secolo, tutto lo spazio è alle questioni sociali.

Poco è dedicato ai partiti: PSI, PSIUP, PCI, Rifondazione di cui pure è stato esponente importante, come anche a grandi temi che ha percorso (la sinistra socialista, il compromesso storico, l’unità nazionale, il tentativo di mantenere una presenza di classe...).

Il prevalere della dimensione sociale è proprio la caratteristica centrale di Gianni Alasia, accanto all’essere spesso controcorrente, alla praticità  con cui affronta i problemi

Salario, orario, condizioni di lavoro, salute, lavoratori studenti, ambiente, energia solare, formazione professionale, apprendistatosono elementi che si intrecciano nella sua lunga vita e che sono ancora presenti oggi.  Auguri, Gianni

Sergio Dalmasso

P.S: Circoli e associazioni che intendessero presentare il quaderno, possono contattare il nostro gruppo regionale.

 

 

Un libro fotografico sugli anni ’70.

 

Il grande sogno

I giovani e le lotte studentesche nella Torino degli anni ’70.

L’anniversario del 1977 ha riproposto ricostruzioni spesso discutibili, ma anche riflessione e memoria sugli anni ’70. Hanno contribuito a questo anche il rientro in Italia di Oreste Scalzone e il successo di alcuni testi, primo fra tutti quello di Lucia Annunziata.

Marco Carongi e Stefano Greco, fotografi, grafici e militanti politici ci regalano uno splendido testo fotografico, sul decennio in Torino che ne fu una delle città chiave.

Accompagnate da brevi scritti (oltre al mio, di Stefano Greco, Rocco Papandrea, Roberto Mantovani) il libro ripropone una storia per immagini, della città  in anni così diversi da quelli di oggi.

Un movimento operaio vivo che ha nella FIAT il suo centro, una spinta studentesca e giovanile che lega critica alla scuola, rabbia contro la condizione esistenziale, timore per un futuro che si profila incerto, una sinistra forte e in crescita sia sui temi sociali sia su quelli “non strutturali”, capace di egemonia culturale sulla società. E ancora i movimenti delle donne e giovanili, le lotte per la casa, il tentativo di organizzazione nei quartieri, l’impegno per i diritti civili, la diversa scelta di campo di tanti credenti, la nascita di tante associazioni capaci di interrogarsi sulla finalità della professione e sulla sua proiezione nella società  (Medicina, Psichiatria, Magistratura democratica.

Nel libro trovate manifestazioni, immagini delle fabbriche, scritte murali, manifesti, sino alla sconfitta dell’autunno ’80, quando dopo 35 giorni, gli accordi sulla FIAT segnano la fine (definitiva?) di una fase e di una stagione del movimento operaio non solamente torinese.

Anche questo lavoro dovrebbe servire non a dimenticare gli errori e le deformazioni, ma a rifiutare la identificazione di un decennio con gli “anni di piombo”, un seguito ininterrotto di violenze e fatti di sangue. Nulla nascondendo, dobbiamo ribadire l’errore di equazioni quali. movimento = violentismo, anni ’70 = sangue, 1968 = laboratorio del terrorismo.

 

Il lavoro di Carongi e Greco serve anche a questo: non solamente a riconoscere (e riconoscerci), non solo ad un “come eravamo”, ma a riflettere in termini anche critici su quanto ci sta alle spalle.

Compratelo, leggetelo, guardatelo.

Sergio Dalmasso

 

P.S. Anche in questo caso, sarebbe utile che circoli, gruppi, associazionipresentassero il testo. E’ anche forma per il circolo di S. Mauro del quale fanno parte i due autori.